venerdì, aprile 19Istituto Giorgio Vasari Magazine

Tutti a casa

Questa settimana mi rivolgo ai giovani e, in particolare, ai miei studenti del “Giorgio Vasari”, perché li conosco bene e quindi posso immaginare il loro stato d’animo; soprattuto ora che sono entrate in vigore le nuove norme di sicurezza su tutta la Penisola, e le loro abitudini di vita sono necessariamente cambiate.

Voi avete vissuto fino all’altro giorno la vostra esistenza seguendo un’idea fondamentale: che la libertà è irrinunciabile. Siete nati e vissuti sempre in un mondo libero, e pertanto avete creduto che la libertà fosse qualcosa di naturale, come l’aria che si respira o la luce del sole o l’acqua che esce dai rubinetti di casa.

Certamente, quando eravate piccoli, i vostri genitori stabilivano delle limitazioni; non vi lasciavano uscire da soli e sceglievano loro i vostri vestiti e talvolta le vostre amicizie.

Ma poi siete cresciuti, e i margini di libertà di cui potevate godere si sono via via allargati: avete deciso quale indirizzo di scuola scegliere dopo le medie, quale sport praticare, quali amici frequentare. Avete iniziato a uscire di sera e persino di notte, a frequentare pub e discoteche che chiudevano alle tre del mattino. Molti, certamente non tutti, hanno iniziato a bere spritz, birra, mohito. Molti, certamente non tutti, hanno persino iniziato a fumare spinelli.

Quando siete diventati maggiorenni, avete preso subito la patente e siete diventati liberi di spostarvi, magari guidando di notte e non sempre in condizioni di perfetta lucidità.

A scuola, voi maggiorenni potete uscire quando vi pare: basta la vostra firma; se fate delle assenze, vi basta scrivere sul libretto delle giustificazioni “motivi familiari”, mettere accanto la firma e siete perfettamente giustificati. Se arrivate tardi la mattina, è lo stesso: firmate, e siete autorizzati ad entrare all’ora successiva.

Anche la sessualità voi la vivete in maniera libera. Ma questa è forse la sola libertà che anche i vostri genitori conoscevano alla vostra età, perché è ormai dagli anni Settanta che sesso e amore non devono necessariamente andare insieme.

Probabilmente, quando è arrivato il primo decreto di chiusura delle scuole, avete pensato che sareste stati ancora più liberi di prima: non più l’obbligo di svegliarsi presto per prendere un bus o un treno; non più l’obbligo di stare a scuola per cinque/sei ore; e magari non più tanti compiti per casa.

Ma poi è arrivato il secondo decreto, quello dell’8 marzo. E allora, non solo scuole chiuse fino ad aprile, ma chiusi anche pub, campi da gioco, palestre, discoteche; e persino nei giardini pubblici e nei bar non vi potete più riunire in gruppi come facevate prima.

So bene come vi sentite: praticamente in gabbia. La vostra libertà, almeno per le prossime settimane, sarà fortemente limitata. Quasi soppressa.

A questo punto vorrei darvi qualche suggerimento per riempire il vuoto esistenziale che vi sta opprimendo.

Fate come i Romani che praticavano l’otium philosophicum (ozio filosofico). Innanzitutto leggete un buon libro, ma non nelle sintesi di Wikipedia, leggetelo dall’inizio alla fine. Uscite giusto per andare in libreria, guardate i libri sugli scaffali, prendeteli in mano (quando tornate a casa, ovviamente, lavatevi le mani col sapone) e compratevene uno, due se potete. E se no, cercate tra i libri che hanno in casa i vostri genitori, forse trovate quello che fa per voi.

I compiti che gli insegnanti vi mandano via email o registro elettronico, non fateli in fretta come prima, perché ora non dovete andare ad allenarvi, e non avete gli amici che vi aspettano al bar. Fateli con calma, con attenzione. Pensate, sforzatevi di dare il vostro meglio.

Curate la vostra mente. Provate a spegnere per qualche ora la connessione ai social. Almeno silenziate le notifiche, se non volete spegnere il telefono. E se proprio non riuscite a leggere, perché non provare a scrivere? Una storia di fantasia, il ricordo di una giornata speciale, una lettera a un amico/amica; magari una poesia.

Parlate con i vostri genitori, se anche loro in questi giorni sono a casa. Oppure con i nonni: fatevi raccontare le loro storie, la loro giovinezza, com’era la vita di un tempo. Fategli domande, guardate insieme le vecchie fotografie, passate un po’ di tempo con loro e interessatevi di quello che hanno da dirvi e da insegnarvi.

E per concludere, riflettete su quanto è preziosa la libertà; che non è sempre stata una normale e scontata condizione di vita; e che può anche venire improvvisamente limitata o del tutto negata per motivi che non avremmo mai osato pensare. Per cui non dovreste abusarne, come avete fatto in questi ultimi anni, ma usarla con parsimonia e con intelligenza. E accettate quando i genitori vi dicono “no, non si può”; così come dovete, anzi, dobbiamo accettare in questi giorni di non poter più fare tutto quello che amavamo fare.

Se riusciremo a riempire queste settimane di vuoto con letture, pensieri, discorsi e anche compiti fatti bene, chissà, forse, quando ci ritroveremo alla fine del tunnel, saremo tutti migliori: voi e noi.

 

Testo a cura di: Professore Roberto Riviello

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