mercoledì, dicembre 11Istituto Giorgio Vasari Magazine

Riflessioni di una diciassettenne solitaria

Come fare a scacciare via il dolore? Da sempre mi ritengo una ragazzina particolare e a occhi esterni appaio piuttosto triste. Quando mia madre mi racconta come fossi da piccola, rivedo la stessa persona di oggi: solitaria e “diversa” da chi mi circonda. Non so se i miei stati d’animo siano da attribuire a rabbia repressa o a qualcosa che affonda le radici nell’infanzia. Di certo riesco a scorgere nel mondo solo tanta negatività, cosa questa che influenza le mie emozioni e i miei sentimenti. Penso sempre al peggio, forse anche per evitare delusioni. Ricordo momenti in cui mi sono sentita vuota, priva di voglia di fare, senza la volontà di mettere piede fuori casa e, se questo accadeva, me ne stavo impietrita in un angolo con la sensazione di essere abbracciata dal buio.

Solo una cosa riesce a distrarmi e ad aiutarmi: il disegno. E, improvvisamente, mentre muovo la matita, “archivio” il dolore. Sono disegni particolari che rappresentano ciò che prende forma nella mia testa e, raramente, chi li osserva riesce a coglierne il senso profondo. Penso di non godere veramente della vita presente, quasi avessi fatto un salto nel passato.

È questo, dunque, il dolore? Piuttosto mi chiederei: quale peggiore cosa può esistere di un eterno silenzio?

 

IMMACOLATA CHIUMMO, 4BSV

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