mercoledì, ottobre 9Istituto Giorgio Vasari Magazine

Epicuro e la felicità

Alcuni studenti e studentesse del Liceo scientifico di scienze applicate dell’Istituto hanno partecipato alle gare di Olimpiadi di filosofia con un saggio filosofico elaborato a partire da alcune tracce scelte dalla commissione dipartimentale di filosofia, rispettivamente dalle docenti Maddalena Mancini e Agata Maugeri.

Qui di seguito riportiamo uno dei due saggi vincitori svolto della studentessa Azzurra Cuomo della classe 5 BLA, la quale parteciperà alle successive gare regionali del concorso suddetto. La traccia di indirizzo morale è la seguente:

“Non indugi il giovane a filosofare, né il vecchio se ne stanchi. Nessuno mai è troppo giovane o troppo vecchio per la salute dell’anima, chi dice che l’età per filosofare non è ancora giunta o è già trascorsa, è come se dicesse che non è ancora giunta o è già trascorsa l’età per la felicità. Devono filosofare sia il giovane sia il vecchio: questo perché, invecchiando, possa godere di una giovinezza di beni, per il grato ricordo del passato; quello perché possa insieme esser giovane e vecchio per la mancanza di timore del futuro. Bisogna dunque esercitarsi in ciò che può produrre la felicità: se abbiamo questa possediamo tutto; se non la abbiamo, cerchiamo di far di tutto per possederla.” 

(Epicuro, Lettera a Meneceo) 

La filosofia non è solo speculazione astratta, ma è vita pratica che condiziona e indirizza la nostra esistenza. Partendo dalla lettera di Epicuro e dialogando con altri filosofi, argomenta questa affermazione. 

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La filosofia , secondo la dottrina di Epicuro, ha il compito di aiutare concretamente l’uomo a vincere le principali paure che lo affliggono, in particolare la paura della morte. La filosofia può permetterlo perché favorisce  l’acquisizione di consapevolezza e permette come sosteneva Platone di disseppellire le idee.  In particolare,  la sua dottrina si definisce edonistica in quanto pone il piacere come fine ultimo della vita umana e considera per azioni buone quelle che procurano piacere e per  quelle cattive quelle che invece si convertono e generano dolore.                                                                                                                                                La felicità quindi è il fine ultimo, per Epicuro, dell’attività umana. In questa lettera a Meneceo , Epicuro mette in evidenza l’importanza di filosofeggiare e quanto nel farlo poco conti l’età in  quanto la filosofia conduce chiunque verso la strada della felicità, di cui ogni essere umano è alla continua ricerca. Il vero saggio è colui che mira al raggiungimento di un equilibrio interiore sapendo calcolare razionalmente i piaceri e gli effetti che ne producono, quindi non ne abusa e  fa uso di “piaceri statici”, come li definisce Epicuro stesso, che rappresentano  il vero piacere autentico in quanto producono effetti  duraturi  a differenza di quelli “dinamici” e ci infondono un benessere autentico . Filosofeggiare non significa interrogarsi solamente sui grandi perché ma far si che il nostro pensiero diventi concreto attraverso delle azioni. In questo mi ricorda molto la dottrina di Marx.                                                                                                                Per Marx infatti,  la realtà oltre ad essere interpretata deve essere trasformata, modellata attraverso una rivoluzione che permetta un progresso migliorativo. A differenza di Hegel per il quale la filosofia  è come“la nottola di Minerva che inizia il suo volo al far del crepuscolo” e quindi ha espressamente il compito di svelare a posteriori i meccanismi e le dinamiche della realtà attraverso i tre momenti razionali e necessari(tesi, antitesi, sintesi),che costituiscono la cosiddetta dialettica; che oltre ad essere una legge ontologica è anche una legge logica che regola il processo di sviluppo dell’intera realtà, per Marx invece  hanno maggiore importanza e rilievo i fatti storici che precedono il pensiero ed è  questo che permette che la realtà possa essere  modificata e plasmata. Marx poi critica pesantemente il giustificazionismo speculativo proposto da Hegel in quanto quest’ultimo intende la realtà come un divenire guidato da una sorta di destino, da un  disegno superiore per il quale tutto quello che accade è necessario . Questa razionalità superiore che tutto giustifica e comprende non è concepita da Marx in quanto siamo noi stessi artefici del nostro destino. Inoltre anche nei confronti della visione della religione trovo delle analogie tra Epicuro e Marx: il primo nega risolutamente che gli Dei intervengano nella azioni umane quindi conferisce una notevole importanza all’etica e alle scelte umane Marx invece sostiene che la religione sia un’invenzione dell’uomo poiché quest’ultimo è un essere piccolo e limitato e vede in Dio, inteso come un’entità superiore, la speranza, ma è lui stesso a crearlo e concepirlo al fine di placare le proprie sofferenze e di soddisfare i propri bisogni;  smaschera così il processo di alienazione religiosa con il quale l’entità divina diventa trascendente e l’uomo è del tutto smarrito di fronte a essa  e si trova in una condizione di assopimento; è per questo che definisce la religione “l’oppio dei popoli”, poiché quest’ultima è sempre stata una consolazione per l’uomo e se ne è abbandonato confidando  nella sua salvezza e nel suo perdono. La religione dunque è per Marx del tutto forviante poiché l’uomo ne è come stordito e non ha la forza di ribellarsi e di far tutto ciò che è nelle sue facoltà per garantire la giustizia terrena; invece continua a credere in un mondo ultraterreno privo di ingiustizie. Riprendendo le tesi di Feuerbach ribadisce poi il fatto che l’uomo, inteso come genere umano,  è dominato da paure e sofferenze,  in qualsiasi età storica ma non di meno  l’uomo è materia e quindi concretezza le cui azioni producono degli effetti. Ecco perché la religione viene da lui definita come un prodotto umano storico e sociale perché viene sempre in contro alle esigenze e ai bisogni umani insoddisfatti.  Quindi Marx analizza e smaschera i meccanismi della realtà potendo così intervenire con più consapevolezza. 

Quindi sia Epicuro che Marx danno una grande importanza all’etica e al potere decisionale, per Epicuro ci sono quattro massime da seguire (quadri farmaco) che sono :  l’eliminare la paura degli dei e quella della morte, acquisire la consapevolezza che il piacere,  e quindi la felicità , esiste ed è raggiungibile e che il dolore è momentaneo e passeggero; attraverso questi elementi è possibile raggiungere una stabilità interiore, a livello spirituale,  divenendo  padroni della propria vita.  Marx nel suo “Manifesto del partito comunista” che tra l’altro sembra rimembrare l’elemento utopistico proposto da Platone, per il quale dovesse avvenire l’abolizione della proprietà privata,  esorta a mobilitarsi: “Proletari di tutto il mondo unitevi!” Lui fa ricorso al materialismo storico, che mette in evidenza la struttura economica della società.  La forza motrice della storia è infatti per il filosofo la basa economica che si evolve con un processo dialettico nei vari contesti storici. Le sua opera più celebre “Il Capitale” analizza in termini scientifici il capitalismo. Esprime nettamente il suo schieramento utilizzando termini molto tecnici per andare a spiegare i meccanismi che girano in torno alla società capitalistica, li va proprio a smascherare con l’intento di andare a modificare e migliorare certi aspetti. 

Questi due autori ci mostrano quanto la filosofia sia vita pratica ed influenzi le nostre scelte in quanto ci permette di smascherare e addentrarci nelle viscere delle questioni e degli aspetti della realtà.  Condivido con questi due autori l’importanza di filosofeggiare perché la filosofia a livello etimologico significa “amico della conoscenza”, qualsiasi tipo di conoscenza, è proprio la capacità di porsi domande mossa dalla curiosità di andare a fondo. La curiosità è una caratteristica molto comune e spiccata  nei bambini e questa non dovrebbe avere età perché ci permette di essere partecipi e di conseguenza  essere fini e  non mezzi ; la consapevolezza è davvero fondamentale. Solitamente succede che con  l’età si acquisisce sempre di più una maggior consapevolezza ma si perde la capacità di stupirci e si affievolisce la curiosità, di porci domande, magari dandone per scontata  l’importanza. Filosofeggiare avviene per come la vedo io è tutte le volte che non ci si ferma in superficie o all’apparenza e si vuole capire e comprendere maggiormente. E l’uomo secondo me ha proprio una predisposizione nel porsi domande e quindi nel filosofeggiare, e lo fa sempre per apprendere qualcosa, per arricchirsi, ricavandone “profitto”che il più delle volte si tramuta in consapevolezza . Alla fine colui che raggiunge il benessere spirituale è colui che “sa di non sapere” citando Socrate e quindi è sempre spinto alla ricerca, che non si rassegna e che quindi non è succube di ciò che gli succede intorno ma protagonista e sente di poter dare il proprio contributo. 

Anche interrogarsi su cosa effettivamente ci faccia star bene è filosofeggiare. L’uomo si pone tanti interrogativi e lo fa sostanzialmente con lo scopo di migliorare le proprie condizioni di vita o semplicemente per soddisfare il suo bisogno di conoscenza. 

Questi due filosofi hanno poi una  visione della religione piuttosto risoluta; con la dottrina di Marx condivido  che la religione rappresenta  più un bisogno umano ovvero sia quello di credere che ci sia qualcuno che ci veglia da lassù e non ci abbandona mai, ma sostengo che le nostre scelte in terra siano importanti o per meglio dire  fondamentali specialmente per star bene con noi stessi e per non venire divorati dai sensi di colpa o dai rimorsi. Per questo sostengo che  essere consapevoli che le  nostre scelte e le nostre azioni incidono tanto sia fondamentale  e soprattutto non dobbiamo aspettarci di essere “salvati” ma dobbiamo auto-salvarci,  poiché tutto è nelle nostre mani. Conoscere quindi serve per imparare, acquisire consapevolezza per trovare così una certa stabilità interiore ed emotiva attraverso la conoscenza di noi stessi e l’importanza di comunicare e inoltre per procedere ad una rivoluzione personale. 

Testo a cura di  Azzurra Cuomo 5 BLA

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