mercoledì, aprile 24Istituto Giorgio Vasari Magazine

“Il bullo è una palla”

 

Il titolo sopra citato era lo slogan di una manifestazione sportiva di nome junior tim cup (una sorta di coppa Italia dei giovani) a cui ho partecipato e mi è rimasto impresso il messaggio che hanno provato a trasmettermi. Impressionante come dietro una semplice partita di calcetto ci fosse una così forte unione contro il bullismo. Un evento unico poiché non ho mai visto campagne di sensibilizzazione contro il bullismo legate allo sport più amato del mondo, ovvero il calcio.

Il cyber-bullismo è purtroppo ben diverso… essendo un fenomeno nato negli ultimi decenni con l’esplosione di internet, ed è anche più difficile da controllare. Prendo a favore della tesi dell’incontrollabilità del cyber-bullismo il “gioco” della blue whale. Un gioco nato più o meno l’anno scorso, creato per uccidere gli adolescenti più deboli e soli con continue sfide (una al giorno) con prove di autolesionismo e umiliazione fino alla “grande sfida finale”: lanciarsi dal palazzo più alto della propria città. I ragazzi vengono contattati da dei “tutor” che per costringerli a partecipare minacciavano di uccidere i familiari e i cari delle vittime. Una volta convinto il perseguitato a partecipare, il “tutor” ogni giorno invia una prova e dopo aver portato all’esasperazione il malcapitato e avergli fatto il lavaggio del cervello, gli chiede il “grande salto”.

Spesso le persone, a sentire queste storie, rimangono scioccate, però viene naturale pensare che non sono cose che ci toccano personalmente perché avvengono lontano da noi, quando, invece, un episodio è successo proprio a Livorno. In tutto questo veniva chiesto alle vittime di riprendere o fotografare i propri atti di lesionismo compreso il momento della propria morte.

Migliaia e migliaia di persone sono state spettatrici di questo evento con l’impossibilità di agire. Io stesso sono stato spettatore di atti di bullismo all’interno di un clima apparentemente innocuo come quello sportivo. Con i miei stessi occhi ho visto un ragazzo frustare con un bastone elastico un mio amico. Ovviamente sono andato a parlare con l’aggressore per farlo riflettere sul suo gesto mentre altri ragazzi si sono messi a ridere su quello che era appena successo. Siamo stati tutti spettatori di un evento gravissimo e posso dire che spesso viene difficile intervenire .

Su internet con una brevissima ricerca possiamo trovare migliaia di video di persone che vengono bullizzate e picchiate. Possiamo notare che spesso è pieno di spettatori che anziché impedire la rissa la incitano. Dopodiché il video viene pubblicato e la vittima viene derisa e umiliata poiché l’atto osceno è a disposizione di tutti.

Questi eventi segnano profondamente chi viene cyberbullizzato e per prevenire che avvengano episodi del genere ci dovrebbero essere molte campagne di sensibilizzazione e di informazione soprattutto per mettere in allerta i giovani. Queste campagne dovrebbero essere fatte nelle scuole (magari con le testimonianze di vittime) per avvisare dei pericoli in cui possiamo imbatterci nel vasto mondo digitale.

Tutti dovrebbero essere a conoscenza dei rischi in cui potrebbero cadere anche solo postando una semplice foto più “spinta” perché può avere ripercussioni gravi nel tempo e può finire in mano a dei malintenzionati. C’è infine da dire che quello che succede in rete non scompare ma rimane. Quando dovremo cercare un lavoro ma abbiamo un curriculum “macchiato” da qualche bravata fatta in gioventù, ci potremo trovare in difficoltà. Quindi, in conclusione, io sostengo che episodi di cyber-bullismo sono evitabili con campagne di informazione e sensibilizzazione nelle scuole, poiché è cambiando la mentalità dei giovani, informandoli e sensibilizzandoli, che si può sconfiggere questa vergognosa piaga sociale.

Cosimo Landi III BLA

Immagine di copertina: copiryght by advertiser.it

Immagini in successione nell’articolo: copiryght by footballworkshop.it;  popolis.it

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