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Robotica e futuro tra istruzione, ricerca e mondo del lavoro

Al giorno d’oggi, ormai, la tecnologia è diventata parte integrante della nostra quotidianità. La maggior parte di noi ha a che fare continuamente con smartphone, computer e programmi di vario tipo presenti su tali piattaforme, al punto tale da rendere la cosa più che normale, se non banale.

Tuttavia, il fenomeno della costante espansione e del progresso tecnologico nell’ambito della robotica è un argomento che merita particolare attenzione, proprio perché sta occupando sempre più spazio nelle vite di tutti noi, già sin dalla più tenera età. La citazione “l’applicazione della robotica ai fini educativi è una tendenza in continua crescita anche nel nostro paese”(dal documento 1), infatti, mi trova pienamente concorde. Seguendo la scia degli Stati Uniti, che sono stati tra i primi ad inserire l’utilizzo dei computer come parte integrante della didattica, anche in Italia si è sentita la necessità di introdurre l’informatica all’interno del piano di studi degli studenti. Questo perché ormai qualsiasi impiego, anche il più umile, ci porta ad aver a che fare con la tecnologia in una delle sue svariate forme, rendendo dunque necessario conoscerne le basi per poter essere competitivi in ambito lavorativo. In questo modo, infatti, “la robotica li aiuta a sviluppare le loro competenze cognitive tipiche del pensiero computazionale, a imparare, progettare il lavoro e incrementare le competenze di problem solving […] Ha dimostrato di essere una attività interdisciplinare in grado di stimolare gli alunni a mettere in pratica e quindi rafforzare le capacità logiche di logica e sintesi” (dal documento 1) diventando a tutti gli effetti uno strumento fondamentale nelle formazione delle future classi, aggiornando il programma e le metodiche di insegnamento di pari passo al progresso tecnologico globale. Questa innovazione risulta necessaria, oltre che stimolante, per rinnovare l’interesse degli alunni e dare una forma pratica a molte discipline che altrimenti resterebbero unicamente sul piano teorico .

Uno dei molti ambiti, se non il principale, in cui la ricerca e la sperimentazione non si fermano mai è il campo medico, ragion per cui quello con la robotica è stato un facile connubio che sta trovando sviluppi sempre più interessanti. A questo riguardo, una particolare menzione va alla soft robotica, “ campo interdisciplinare che si occupa di robot costruiti con materiali morbidi e deformabili, in grado di interagire con gli esseri umani e l’ambiente circostante […] Sfruttando un potenziale tutto nuovo per la produzione di una generazione di robot capaci di sostenere l’uomo in ambienti naturali”(dal documento 2). In ambito medico possiamo trovare una sua applicazione in tutti quegli interventi che, grazie all’aiuto di strumenti robotici di nuova generazione, sono diventati più semplici e senza dubbio meno invasivi con conseguenti minori rischi per il paziente. Oltre a ciò questa nuova tecnologie di soft robot potrebbe trovare senz’altro un campo di impiego nell’esplorazione di luoghi impervi a scopo scientifico, grazie alla loro grande abilità di adattamento all’ambiente circostante, potendo in futuro magari essere utilizzati per missioni di salvataggio e di recupero, facendo si che si risparmino vite umane e si riduca il pericolo in cui incorrono i soccorritori ad ogni loro operazione. In questo modo la robotica diventa sempre più al servizio della società. Fino ad ora lo scenario si prospetta idilliaco, dunque dove si cela la minaccia? Con il continuo sviluppo tecnologico e delle intelligenze artificiali che diventano sempre più complesse, con capacità di analisi autonoma, rendendola così sempre più simile a quella umana, sono sorti piccoli interrogativi. Gli stessi che si devono esporre al Parlamento europeo, poiché è stato richiesto “un nuovo quadro di norme comunitarie per disciplinare l’ascesa di robot e intelligenze artificiali in Europa, soprattutto nei suoi sviluppi più delicati: dalla responsabilità civile delle macchine, l’impatto sul mercato del lavoro, i risultati etici della privacy  alla tutela dei dati acquisiti e trasmessi dalle tecnologie che invadono sempre di più la vita dei cittadini”(dal documento 3). Questo poiché oggigiorno tutte le grandi produzioni si affidano quasi esclusivamente a macchinari e robot industriali per la creazione dei loro prodotti, lasciando sempre meno spazio al lavoro manuale. Questa è un’ovvia conseguenza del progresso scientifico, facendo si che rapidamente le occupazioni che non richiedono competenze specifiche e non siano più necessarie vadano semplicemente a sparire, rimpiazzate da processi automatici, come il casello dell’autostrada o le casse automatiche del supermercato. Questo fenomeno deve ovviamente essere tenuto sotto controllo per evitare una crisi occupazionale, ma d’altro canto, il contesto stesso spinge ad un’innovazione delle persone stesse, che devono reinventarsi in un mondo del lavoro fondamentalmente cambiato.

Le intelligenze artificiali sono diventate così importanti e sviluppate, che si vuole creare uno status giuridico per i robot in quanto “persone elettroniche” in modo che possano rispondere civilmente e penalmente dei danni arrecati. Infatti i danni causati dal robot non potranno più essere definiti dai semplici “incidenti tecnici” con l’istituzione di un fondo adibito proprio al pagamento di eventuali risarcimenti. Si delinea così una regolamentazione precisa e necessaria, in modo da stabilire quali siano i limiti a cui la strumentazione robotica e le intelligenze artificiali devono sottostare, tutelando così anche i consumatori dai potenziali rischi in cui incorrono attualmente. Tutto ciò si rivela necessario poiché la robotica è uno strumento dalle potenzialità pressoché infinite, per questa ragione, un uso smodato e scorretto di questa tecnologia potrebbe portare a conseguenze gravi per la collettività.

Matteo Regnanti III BLA

 

L’immagine di copertina: copiryght by automazionenews.com;

Le immagini in successione nell’articolo: copiryght by secolod’italia.it; adriaceo.eu;

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